Arte, Dana Schutz, Hepworth Wakefield, mostre:
“Più che un soggetto, ho voluto dipingere una situazione precisa: ossia descrivere la natura della pratica pittorica e il significato del processo pittorico. Nei lavori più recenti ho disegnato e ridisegnato il mio soggetto, lo ho manipolato e poi eliminato per ricostruire il dipinto come se la tela fosse ancora nuova. Voglio che ogni gesto trovi lo spazio per esprimersi e reclamare la sua qualità conferendo al dipinto un certo movimento, una certa velocità – come se fosse accaduto tutto insieme. Inoltre, le cancellature e il processo di ricostruzione dell’immagine conferiscono al dipinto un aspetto narrativo”.
Descrive così Dana Schutz, artista americana, classe 1976 con base a Brooklyn, New York, la sua ultima mostra da Hepworth Wakefield, lo spazio espositivo fuori Londra aperto nel 2011 e dedicato alla figura di Barbara Hepworth. Schutz, dopo l’apparizione alla Biennale di Venezia del 2003, ha avuto una carriera in salita. Nel suo lavoro dipinge situazioni al limite dell’assurdità, in cui personaggi dalle forme distorte e dai colori accessi performano se stessi in maniera goffa e sgraziata, o in situazioni imbarazzanti o impossibili. È così che nel suo repertorio appaiono una tribù di umani che si cibano di se stessi, un tizio di nome Frank che è l’ultimo uomo sulla terra, un musicista così fiero di se da non accorgersi che tra il pubblico c’è un solo uditore o uno strano personaggio che soffre di gravità fobia da decidere di trascorrere il resto della sua vita disteso a terra.
Dana Schutz
fino al 26 gennaio 2014
The Hepworth Wakefield, Londra
www.hepworthwakefield.org